Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

giovedì 8 gennaio 2015

Gli inizi del movimento operaio in Russia

Denis Authier (1969)

[Prefazione a Leone Trotsky, Rapporto della delegazione siberiana. La concezione del partito proletario in una polemica di Trotsky contro Lenin al II Congresso del POSDR, Edizioni della Vecchia Talpa, Napoli 1970

[...] Per Lenin (come per Kautsky), il proletariato era spontaneamente trade-unionista; per gli «economisti» esso sarebbe dovuto restare a questo livello in Russia per un lungo periodo. Lenin concludeva dalla sua premessa che il compito degli intellettuali rivoluzionari era d'apportare la coscienza socialista, politica, al proletariato; ciò significava che all'epoca (prima della rivoluzione borghese), essi dovevano prendere la direzione politica di questa classe e farla entrare nella lotta generale contro lo zarismo. «Lotta politica» non aveva altro contenuto che lotta antifeudale, lotta borghese. Questa lotta era necessaria, ma non aveva niente da vedere con il movimento rivoluzionario specifico del proletariato che è politico solo nella misura in cui deve battersi contro la potenza politica, cioè, il potere della classe borghese. È il suo avversario che determina il carattere politico della lotta; da se stesso, il movimento del proletariato tende all'abolizione della politica.