Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

giovedì 27 febbraio 2014

Il sionismo, aborto del movimento operaio

«Le Brise-Glace» (1989)

Fino alla propagazione del modo di produzione capitalistico nel XVIII secolo, gli ebrei restavano, nella regione euro-mediterranea, una delle rare comunità precapitalistiche ad essere sopravvissute al loro spostamento geografico. Questa comunità aveva potuto mantenersi così a lungo facendosi l'agente sociale della circolazione delle merci e del denaro nella società feudale europea, dove tale circolazione costituiva una base esteriore al processo di produzione precapitalistico. È poggiando su questa base che gli ebrei avevano potuto mantenere – come un'isola, indubbiamente precaria, in mezzo alla società circostante – la loro vita comunitaria, con la sua organizzazione interna relativamente autonoma.
Quando il capitalismo divenne il modo di produzione dominante in Europa, l'ora della comunità ebraica era suonata. Permeando ormai tutta la società, il valore vi perdeva la sua posizione esteriore rispetto al processo di produzione. Gli ebrei vedevano dissolversi, contestualmente, la condizione materiale della loro riproduzione in quanto comunità separata dalla società.