Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

domenica 12 gennaio 2014

Ci è venuta in sogno la realtà

Per un confronto con le pratiche e le teorie dell'azione diretta

Il Lato Cattivo

La congiuntura attuale [...] è caratterizzata dall’impasse delle teorie e delle pratiche dell’azione diretta, che per circa un decennio si sono contrapposte frontalmente al progetto di riorganizzazione societaria del democratismo radicale, compendiato nello slogan «un altro mondo è possibile». Tali teorie e tali pratiche – ideologicamente connotate come “autonome” o “anarchiche” – avevano ed hanno come orizzonte il fatto, da un lato, di porre il comunismo come una questione attuale, e dall’altro – rifiutando ogni mediazione temporale –, di trasformarlo immediatamente in una serie di forme di lotta, di comportamenti o modi di vita, che sarebbe possibile isolare come insieme di pratiche già adeguate alla rivoluzione comunista o, più concisamente, come “il comunismo in atto”. In questo senso, la promozione dell’alternativa, sebbene non sia sempre chiaramente formulata o praticata, è la loro tendenza naturale.
La teoria della comunizzazione – o almeno alcune sue correnti – è presa, da un lato, in un fraterno scambio di insulti con gli zombie delle Sinistre Comuniste storiche (“bordighista” e “consiliarista”), dall’altro in un confronto acceso e più proficuo con tutte queste teorie e pratiche dell’azione diretta. La sua specificità è di non averle considerate come una “deviazione” ideologica rispetto ad una norma, ma come una manifestazione necessaria – tra molte altre – che racchiude a suo modo il contenuto rivoluzionario dell’attuale ciclo di lotte: la rivoluzione sarà immediatamente comunista o non sarà.