Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

venerdì 12 ottobre 2012

La riproduzione del proletariato

Breve introduzione alla critica della demografia politica

Amer Simpson

Il capitalismo è un modo di produzione sociale che si auto-presuppone all'interno della propria riproduzione. Ma ciò che è riprodotto e presupposto è il conflitto tra le classi. La riproduzione del capitale implica reciprocamente la riproduzione del proletariato in quanto forza lavoro generica sempre disponibile per il capitale – e appartenente a tutti i capitalisti prima di appartenere a uno solo.
Questa fondamentale disponibilità della forza lavoro presuppone la sua riproduzione come qualcosa di già dato, come il sostrato “naturale” del suo valore di scambio, vale a dire ciò che è riprodotto gratuitamente e invisibilmente e che è già presupposto al primo momento del processo di sfruttamento: la compravendita della forza lavoro. La riproduzione del proletariato come forza lavoro generica sempre disponibile, presuppone quindi la distinzione delle forze produttive tra, da un lato, la produzione di plusvalore per mezzo dell'uso della forza lavoro in quanto attività produttiva e, dall'altro, la produzione di proletari attraverso l'uso della forza lavoro in quanto attività riproduttiva.