Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 24 settembre 2012

Elementi sulla periodizzazione del modo di produzione capitalistico

Storia del capitale, delle crisi e del comunismo

Bruno Astarian (1998)

Le note che seguono sono il breve commentario a uno schema [...] che rappresenta l'insieme del corso storico dell'accumulazione capitalistica. L'interesse che vi è nello stabilire una visione complessiva della storia del capitale, risiede nel mostrare come questa costituisca un processo globale che obbedisce a una logica contraddittoria, e ha un inizio e una fine; e nel fare emergere come la sua invarianza (la ricorsività delle crisi) non escluda un'evoluzione verso la produzione delle condizioni effettive della rivoluzione comunista.