Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

sabato 21 luglio 2012

1970: Danzica e Stettino come Detroit

Anonimo (1971)

I tratti caratteristici della rivoluzione moderna, quella contro il dominio reale del capitale, si sono manifestati palesemente e definitivamente nell'Europa orientale con la rivolta proletaria del dicembre '70 nelle provincie baltiche e in alcune altre zone dell'attuale Polonia. La sua esplosione ha creato un clima di terrore, questa volta, anche per le potenze occidentali. Illuminante a questo proposito è un'affermazione delle autorità del Pentagono, contemporanea allo scoppio della rivolta, secondo la quale “momentaneamente non si rilasciano dichiarazioni data l'estrema delicatezza degli avvenimenti polacchi”. È chiaro che le autorità USA riconoscevano e vedevano allargarsi quegli stessi aspetti della nuova rivoluzione, a loro ben noti attraverso le azioni di rivolta del proletariato nero. Ben diverso era stato invece il loro atteggiamento, come quello di tutti gli stati occidentali, nei confronti dei precedenti moti di rivolta verificatisi nell'Europa dell'est, che avevano ancora in se stessi limiti imposti dalle particolarità delle nazioni nelle quali si sviluppavano.

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