Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

domenica 1 aprile 2012

Proletarizzazione delle classi medie

Gilles Dauvè & Karl Nesic

Che il concetto di classe sia pertinente o meno, è difficile concepire l'esistenza di una classe collocata in una posizione intermedia rispetto alle altre (borghesia e proletariato), e immaginare che possa estendersi fino a occupare pressoché la totalità del campo.
Nel capitalismo, come abbiamo visto, non tutto è “capitalistico”, e non tutto ciò che è capitalistico è compreso nelle forme più socialmente o tecnologicamente avanzate del capitalismo. L'esistenza dei piccoli proprietari di mezzi di produzione, è necessaria alla vitalità dell'industria e del commercio (non sarebbe possibile un capitalismo senza imprenditori e innovatori), ma è indispensabile anche per la sua funzione di stabilizzatore sociale. La borghesia non potrebbe dominare la società contando soltanto su poche centinaia di migliaia di possidenti. Essa deve dividere il potere politico, quello intellettuale e (in una certa misura) quello economico, con ciò che un politico francese, nel 1872, definì i “nuovi strati sociali”, nei quali includeva i negozianti, gli artigiani, gli impiegati statali e delle ferrovie, gli insegnanti e i medici. Benché la lista non sia aggiornata, il concetto rimane il medesimo.