Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

giovedì 15 dicembre 2011

La comunizzazione come via d'uscita dalla crisi

Bruno Astarian

1. Immediatezza del comunismo

1.1. Definizione e origine

Occorre non confondere immediatezza e istantaneità. Per immediatezza del comunismo, si intende che la rivoluzione proletaria non ha più come obiettivo la creazione di una società di transizione, bensì, immediatamente, il comunismo. Ne consegue che tutti i problemi inerenti la conquista del potere, l'alleanza con altri strati sociali o la realizzazione pratica della transizione (estinzione dello Stato etc.) perdono di significato.
La nozione di immediatezza del comunismo non nasce dal nulla. Essa apparve in concomitanza con la crisi degli anni '60-'70, in opposizione all'incapacità politica della sinistra e dei gauchistes1 di comprendere il rifiuto del lavoro. Oggi, qualsivoglia tentativo programmatico risulta derisorio. Quanto al rifiuto del lavoro, esso si ripresenta con forza rinnovata (in Cina, in Bangladesh e negli stessi paesi industrializzati).